SINOSSI
Anni settanta, direzione di un teatro. Il direttore
artistico, Oskar Girardi, è un giovane direttore d’orchestra. Alle prese con
gli ultimi preparativi prima della partenza per Chicago, dove dirigerà la sera
successiva, dice alla segretaria che non vuole essere disturbato da nessuno.
Ciò nonostante, s’intrufola nell’ufficio un vecchio compositore, il maestro
Nari, a cui Girardi da tempo aveva promesso un appuntamento. Nari gli propone
di mettere in scena una propria opera, il Casanova.
Alla risposta di Girardi “me la lasci le darò una risposta fra otto giorni”, il
maestro Nari è colto da un moto di ribellione e racconta, in tono patetico, le
vicende che l’hanno visto negli ultimi cinquant’anni di fronte a continui
rifiuti. Girardi, impietosito e rassegnato, accetta di ascoltare Nari suonargli
al pianoforte stralci del suo Casanova, ma l’ascolto non influisce
sulle considerazioni del direttore. Lo scontro fra due entità opposte, il
giovane abile e arrampicatore baciato dalla fortuna e il vecchio maestro, che
non è mai sceso a compromessi, si sviluppa in un altalenante mutamento di
toni. Nei confronti di Nari, ancora in
attesa che le sue opere vengano messe in scena, la sentenza di Girardi è in un
primo tempo cinica e realista: “Un uomo di buon senso fa quello in cui ha
fortuna, se poi non ha fortuna imbocca un’altra strada.” Poco dopo, per
togliersi Nari dai piedi, lo abbindola con la promessa di includere il Casanova nel cartellone della stagione
successiva, pur riconoscendo di non poter nulla per l’anno presente. Nari,
stanco delle continue ipocrisie e falsità di fronte alle quali si è trovato
nella sua vita, non può più fingere di credere alle finte promesse e si
abbandona a uno sfogo deciso: ”Lei sa come me che prossimo anno significa mai”,
batte il pugno sul tavolo e se ne va inveendo contro Girardi e quelli della sua
cricca.
Uscito Nari, il direttore cerca di dedicarsi alle sue
incombenze, ma proprio allora irrompe nell’ufficio la sovrintendente, Giovanna
Gori, sua antica mentore e amante, che Girardi ha appena lasciato per
un’altra. Se pur in preda alla gelosia,
cerca di convincerlo con toni affettuosi e concilianti a ritornare sui suoi
passi. Di fronte all’ipocrita proposta di lui di rimanere buoni amici, gli rinfaccia
con dolore e rabbia di aver costruito la sua fama anche senza che lui avesse il
talento per meritarla: Oskar Girardi, l’idolo delle folle, è solo un fantoccio!
Nell’epilogo, qualche tempo dopo, l’azione si svolge
dietro le quinte del palcoscenico del teatro. La segretaria e l’assistente
commentano un sorprendente annuncio della sovrintendente. La Gori, presa la
parola fra gli applausi del pubblico, dà notizia che l’opera Casanova sta per incominciare. La sovrintendenza ha deciso di inserire
l’opera nel cartellone quale tributo al defunto Maestro Nari, non
sufficientemente riconosciuto in vita. A dirigerla, sarà un giovane direttore,
sicura promessa della scena musicale: Carlo Guidi. Oskar Girardi è stato
silurato.